mostra
15 Marzo 2012 > 24 Novembre 2012

Doris Salcedo. Plegaria Muda

Ha squarciato il pavimento della Turbine Hall alla Tate Modern di Londra (2007), murato una sala del Castello di Rivoli a Torino (2005), riempito con più di 1500 sedie il “vuoto umano” lasciato dalla distruzione di un edificio a Istanbul (2003).
È Doris Salcedo, artista di grandissima forza espressiva, scultrice della memoria e della vita, del disagio e della dignità. Al MAXXI presenta il suo ultimo lavoro, l’installazione Plegaria Muda, un messaggio di dolore ma anche e soprattutto di speranza.

Spesso Doris Salcedo utilizza nei suoi lavori oggetti di uso quotidiano, impregnati della vita dei protagonisti delle storie raccontate. Plegaria Muda è un’installazione costituita da oltre cento coppie di tavoli di legno sovrapposti, dai quali nascono esili fili d’erba. Nel suo ripetersi modulare, evoca un luogo di sepoltura collettivo ed è metafora di vite condotte ai margini della società. L’artista ha trovato ispirazione rivolgendo lo sguardo alle vittime delle stragi avvenute per mano dell’esercito in Colombia, suo paese natale, ma anche alle morti violente nei sobborghi di Los Angeles, dove ha vissuto per qualche tempo e riconosciuto i germi e gli effetti di una stessa violenza, gratuita e insensata in ogni parte del mondo.
Plegaria Muda è una preghiera dedicata a quelle persone che, in situazioni di disagio, non hanno voce per parlare della propria esistenza e per questo sembrano non esistere.
Ma Plegaria Muda è anche e soprattutto un omaggio alla vita: dai tavoli/bare di questo rito funebre mai avvenuto che restituisce umanità a ogni esistenza profanata, crescono piante, simbolo di vita e resurrezione perché, come scrive la stessa artista, “spero che, nonostante tutto, anche in condizioni difficili, possa vincere la vita… come avviene in Plegaria Muda”.
Plegaria Muda è essa stessa un’opera viva: gli odori della terra umida e dell’erba fresca, la disposizione labirintica dei tavoli che costringe a percorsi obbligati, ci immergono in un’esperienza intensa e totalizzante che coinvolge la mente, il corpo e i sensi. L’impatto emotivo è forte e totale e genera commozione, pietas, turbamento, speranza.

L’esposizione è parte di un progetto itinerante curato da Isabel Carlos, commissionato dalla CAM Fundação Calouste Gulbenkian di Lisbona e dal Museet, Malmö, prodotto in partneship con il MAXXI, il MUAC – Museo Universitario Arte Contemporáneo di Città del Messico e la Pinacoteca do Estado di San Paolo.

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